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Creare uno zafferaneto è molto semplice.
Che tu sia un amatore con un piccolo terreno o un professionista con maggiore disponibilità terriera,
lo zafferano è una delle spezie che ti daranno maggior soddisfazione.
Il Crocus sativus L. è una pianta aromatica della famiglia delle Iridacee.
Si tratta di una erbacea perenne bulbosa con un bulbotubero, un organo in cui la pianta accumula le sostanze nutritive.
Il nome Crocus deriva dal greco Kròkos che significa “filo di tessuto”: il termine si riferisce ai lunghi stimmi (o stigmi) color rosso acceso ben visibili nel fiore: lo zafferano.
Lo zafferano non è una pianta esigente dal punto di vista delle condizioni ambientali e pedologiche, poiché si adatta a quasi tutti i tipi di terreno e sopporta temperature estreme variabili tra i 40ºC e i -15ºC.
Il suo fabbisogno idrico è stimato tra i 250-500 mm annui.
Il terreno più adatto alla coltivazione dello zafferano è sicuramente un terreno sciolto, non argilloso, che favorisca il drenaggio dell’acqua in eccesso. Il pH deve essere medio, attorno a 6-7, quindi sono da evitare substrati troppo acidi o basici.
Sono da preferire suoli che, per caratteristiche chimico-fisiche, non siano soggetti ad attacchi fungini.
Lo zafferano è una pianta che non necessita di grandi quantità di acqua: 250 mm di acqua piovana, se ben distribuita, possono essere sufficienti. Tuttavia, in climi semiaridi, si ottiene un miglior rendimento di stimmi utilizzando impianti irrigui a goccia o ad aspersione.
Tre mesi prima dell’impianto, è consigliabile eseguire una concimazione con 20-30t di letame maturo per ettaro, interrato a media profondità e procedere all’aratura del terreno. Qualora il terreno dovesse essere stato sfruttato in passato consigliamo anche una concimazione minerale a lento rilascio con 40-50 UF (unità fertilizzante) di azoto (N) sottoforma di solfato ammonico (21% di azoto totale), 80-100 UF di fosforo (P) sottoforma di superfosfato di calce ( 18 % P2O5) e 100-120 UF di potassio (K) sottoforma di solfato di potassio (60% K2O5).
Scegliere la dimensione dei bulbi da acquistare è uno dei dilemmi che ci si pone al primo impianto: questo perché tale scelta ha un influenza decisiva sul rendimento della prima fioritura. Negli anni successivi, con la riproduzione dei cormi, questo fattore perde gradualmente importanza. Infatti, a partire dal terzo anno di fioritura, le rese aumentano in concomitanza con le maggiori dimensioni dei cormi utilizzati.
La scelta iniziale dei bulbi pertanto è soggettiva e varia rispetto ai fattori cui ogni agricoltore da maggiore importanza: prezzo, qualità, quantità da acquistare, rendimento del primo anno, tempi di attesa.
I bulbi vengono messi a dimora verso la fine di Agosto o inizio Settembre, ad una profondità di circa 10/15cm creando un lungo solco nel terreno che verrà poi ricoperto. La densità d’impianto consigliata è di 60 cormi/mq. preferendo l’impianto in solchi separati di 50 cm, con una distanza tra i cormi di circa 7 cm.
Le erbe infestanti sono una delle maggiori cause di perdita di prodotto. La riduzione del raccolto può raggiungere anche il 20% senza tener conto che le radici delle infestanti rappresentano un possibile focolaio di agenti patogeni.
Ci sono vari metodi per tenere sotto controllo le erbe che portano danneggiamento ai cormi: manuale, pirodiserbo o con pesticidi.
Un intervento manuale è sempre auspicabile se si è in grado di sostenere il costo della manodopera e se l’impianto è relativamente ridotto. L’aiuto di fresatrici meccaniche tra le linee di coltivazione mantiene controllate le infestanti.
Il pirodiserbo è un metodo che utilizza lo shock termico sulle infestanti grazie al rapido passaggio della fiamma o di un’altra fonte di calore, provocando la distruzione delle membrane cellulari e la coagulazione delle proteine. Tale trattamento ha effetto anche contro i patogeni fungini presenti nei residui colturali. Tuttavia è un metodo inefficace sulle malerbe oltre lo stadio di 2-4 foglie, difficile da utilizzare in prossimità di piante utili e sensibili e con costi abbastanza elevati.
Infine si può ricorrere agli erbicidi. Attenzione però a scegliere i meno dannosi per il terreno e quelli consentiti se lavorate in agricoltura biologica.
Con un terreno ben drenato è difficile che i bulbi vengano attaccati da muffe e parassiti. Tuttavia può succedere. Il più pericoloso è il fusarium (o fusariosi) (Fusarium oxysporum): un fungo che attacca anche altre specie come il pomodoro e il banano. La fusariosi causa lesioni e ostruzioni delle pareti delle trachee alterando il bilancio idrico della pianta con conseguente avvizzimento delle foglie e marciume del bulbo. La prevenzione si attua mantenendo un adeguato pH del terreno, con l’utilizzo di bulbi non contaminati e certificati, con l’utilizzo di un substrato di alta qualità, con la disinfestazione delle attrezzature, con l’applicazione di azoto sotto forma di nitrato, evitando lo stress delle piante, con un adeguato drenaggio del suolo, con la rotazione delle coltivazioni e la lotta ai nematodi.
Altri nemici sono lumache, topi, nutrie e cinghiali. In alcune zone pertanto è preferibile difendere lo zafferaneto circondandolo con reti.
Per quantitativi diversi da quelli proposti potete contattarci via mail o telefono ed esporci le vostre esigenze. Sarà nostra cura trovare insieme a voi la soluzione migliore per il vostro impianto.